4 Agosto 2016
I MOBILI IN STILE LUIGI FILIPPPO
Negli ultimi anni i mobili in stile Luigi Filippo stanno lentamente tornando di moda, vengono apprezzati per l’originalità della manifattura e l’aria romantica che trasmettono ancora oggi. Si tratta di arredi dallo stile ricercato e fantasioso, e al contempo si rivelano molto stabili e funzionali, adattabili alle diverse esigenze della vita domestica.
I mobili in stile Luigi Filippo si possono reperire con una certa semplicità, poichè sono stati prodotti in un’epoca in cui l’industrializzazione consentiva di realizzare più esemplari dello stesso modello velocemente. Antiquari e rigattieri ne possiedono solitamente molti pezzi nei loro magazzini, spesso ancora in ottimo stato, e li rivendono a prezzi davvero accessibili perchè la tendenza di arredare con questo stile è ancora poco diffusa.
Facilmente riconoscibili per le loro caratteristiche peculiari, gli arredi in stile Luigi Filippo donano all’ambiente un’atmosfera pacata e suggestiva. Sono mobili pratici e versatili, che si prestano ad essere abbinati a qualsiasi tipo di arredamento nelle case moderne: dal rustico al contemporaneo, dal neoclassico al minimal.
Soprattutto i complementi di piccole dimensioni si rivelano discreti e adattabili ad ogni situazione: basta un comodino per rendere originale la stanza da letto; un tavolino e una mensolina donano allo studio un’aria romantica e raccolta; una coppia di poltroncine può arricchire il salotto con piacevole eleganza e fascino.
Quando la storia rivoluziona il mobile
Luigi Filippo d’Orlèans regnò in Francia dal 1830 al 1848, un periodo caratterizzato da grandi innovazioni sociali e artistiche. Era l’epoca in cui fioriva la produzione industriale e nasceva la borghesia, nuovo ceto sociale che prendeva via via il posto della vecchia aristocrazia.
La nuova classe cresceva rapidamente con l’espansione commerciale e si trasferiva dalle campagne alle città; i borghesi aprivano negozi, frequentavano i caffè alla moda, si arricchivano e disponevano di abitazioni decorose. Le case borghesi erano modeste e funzionali, ma ben diverse sia dalle spoglie case dei proletari, sia dalle lussuose dimore della nobiltà. Si manifestava quindi l’esigenza di creare degli arredi adatti alle nuove abitazioni: che fossero comodi e pratici, ma allo stesso tempo che ostentassero sfarzo e ricchezza. Non vi erano più i palazzi aulici e signorili, non si usavano più i saloni di rappresentanza; le nuove dimore erano decorate negli interni con arredi dal gusto nobiliare, tuttavia economici grazie alla meccanizzazione della manifattura che rendeva più veloce il lavoro artigianale.
Fu così che il cambiamento sociale influenzò anche l’evoluzione artistica della prima metà dell’Ottocento, che si volgeva a creare arredi di buon gusto, comodi ed economici ma dalle parvenze aristocratiche.
Gotico, Barocco, Eclettismo e Restaurazione
nelle dimore della borghesia
La mobilia alla moda era caratterizzata da un’originale una mescolanza di molteplici elementi stilistici appartenenti ad altre epoche.
Come spesso avviene nei periodi di cambiamento, emergeva nell’ambiente borghese una certa diffidenza verso tutto ciò che era moderno, che spingeva a preferire i modelli del passato. Così nelle decorazioni degli interni si sceglievano mobili di nuova produzione ma ispirati agli stili più classici: gli arredi erano per lo più realizzati sulla falsariga dello stile Restaurazione e del Luigi XV, che avevano dettato le tendenze del periodo precedente; nel mentre si assimilavano gli elementi più decorativi degli altri stili. Troviamo quindi mobili dalle linee discrete e maestose che richiamano lo stile Impero, ricchi di ornamenti che si ispirano allo stile Gotico, al Barocco, al Luigi XVI, e spaziano all’eclettismo con elementi presi dall’arte cinese, egizia, greca.
L’ondata di benessere suscitava nell’abbiente borghesia il desiderio di ostentare il proprio status attraverso gli arredi: ogni spazio della casa diviene ricoperto di tessuti, tendaggi, broccati, mobili dalle decorazioni fastose. I mobili riducono via via le dimensioni e divengono sempre meno ingombranti per lasciare spazio allo sfoggio di qualsiasi tipo di oggetto.
Le caratteristiche dei mobili in stile luigi filippo
Lo stile Luigi Filippo conserva le forme tipiche dello stile Restaurazione e lo arricchisce nelle decorazioni. I mobili realizzati in questo periodo perdono l’eleganza raffinata dell’epoca precedente, e introducono una grande varietà di abbellimenti che richiamano le epoche più varie ed esprimono con disordinata vitalità il benessere della ricca borghesia. Medioevo, Rinascimento, Secondo Impero, di ogni stile viene preso qualcosa e rielaborato secondo il gusto del tempo.
Gli arredi in stile Luigi Filippo si distinguono per le forme solide e le decorazioni ricercate, le caratteristiche prevalenti sono la funzionalità e la praticità.
Le linee dei mobili sono dritte e sobrie, le forme vengono addolcite con angoli arrotondati ed elementi tondeggianti. I legni più alla moda sono quelli scuri, come il mogano, il noce, il palissandro, mentre quelli chiari vengono usati per i rivestimenti interni.
Sedie e poltrone risultano molto comode grazie all’ampio uso di imbottiture e rivestimenti sia per la seduta che per i braccioli, hanno solitamente le gambe anteriori ricurve e intagliate, e quelle posteriori a sciabola.
I tavoli più comuni sono ovali o rotondi, dal piano che poggia su un unico fusto centrale con tre gambe “a capriolo”, piuttosto arcuate e con il ricciolo volto verso il basso; si trovano anche modelli di piccole dimensioni di tavolini da gioco e consolles con piano in marmo e rotelle.
Scrivanie, credenze e librerie sono a corpo singolo o con l’alzata a vista, questo è il periodo in cui hanno la massima diffusione. Comò e cassettono sono caratterizzati dalla tipica forma a “tulipano”, che presenta il primo cassetto svasato verso l’esterno.
Le decorazioni riprendono i motivi naturalistici come conchiglie, foglie d’acanto e ghirlande di fiori. Si fa largo uso di scanalature bordini doppi e larghe increspature.
Su sedie e tavoli troviamo intagli a forma di palmette e foglie a petali larghi, le gambe hanno tipicamente la forma “a ranocchio” o “a cipolla”.
Gli intagli sono sì originali, ma risultano nel complesso omologati da una produzione industriale e non più artigianale: si perde fantasia e varietà, diminuisce la cura del dettaglio in una lavorazione che non viene più fatta a mano dall’ebanista, ma in serie da un macchinario.
Le tecniche
La produzione della mobilia era divenuta più veloce ed economica grazie all’impiego di macchinari che permettevano di ridurre il lavoro artigianale; la meccanizzazione tuttavia generò presto un fenomeno di omologazione seriale che andava a discapito della varietà artistica e della finezza dei dettagli, caratteristiche salienti negli arredi prodotto in modo artigianale. Le decorazioni in bronzo dorato che nello stile Impero erano elaborati unici e pregiati, venivano ora sostituite da fregi metallici realizzati in serie con uno stampo; al posto della doratura a foglia si utilizzava la più economica doratura galvanica; gli intarsi, un tempo riccamente elaborati, perdevano precisione e varietà.
Gli ebanisti parigini diffondevano degli album in cui raccoglievano i modelli di mobili più in voga, in modo che le botteghe potessero basarsi sui loro disegni per eseguire gli esemplari richiesti dai committenti. Come risultato si ebbe la realizzazione in serie di intere suite per sale da pranzo, stanze da letto, studi e salotti, uniformate nello stile e nei materiali. Una novità per l’epoca, che segnava il distacco dal periodo in cui gli arredi venivano prodotti in modo artigianale e con caratteristiche sempre originali e personalizzate.
Materiali e finiture degli arredi in stile Luigi Filippo
Sono molto utilizzati i legni scuri e caldi, come mogano, ebano, palissandro, noce e faggio; i legni chiari vengono utilizzati al naturale per l’impiallacciatura interna, mentre talvolta legni come il pero e il faggio vengono scuriti e intagliati dagli artigiani, che eseguono il lavoro ancora con grande maestria.
Si nota tuttavia una minore cura del dettaglio rispetto al passato, dovuta all’impiego di macchine utensili che rendono più rapida l’esecuzione. La torinitura e le nuove tecniche di lavorazione permettono di realizzare elementi sferici e cilindrici con grande precisione; mentre si riduce la varietà di incrostazioni e intarsi che vengono eseguiti in serie con degli stampi.
Scompaiono bronzi e incrostazioni che gravano sui prezzi a favore di una realizzazione più semplice ed economica; troviamo talvolta inserti di madreperla o legno nero.
Ebanisti e Ornatisti
La meccanizzazione del lavoro portò pian piano alla scomparsa della figura dell’ebanista, che fino ad allora era stata centrale nella realizzazione manifatturiera.
Si affermò al suo posto il ruolo dell’ornatista, colui che disegnava i modelli per i mobilieri, in base alle esigenze dei macchinari indistriali.
I mobilieri che conobbero grande notorietà nei primi decenni dell’Ottocento furono Alphonse Jacob-Desmalter, Alexandre-Louis Bellangé, Jean-Michel e Guillame Grohé.