23 Maggio 2016
L'AVVENTO DELLA PITTURA SACRA NEI SECOLI
Come il Cinquecento è stato il secolo della Riforma luterana, il Seicento è stato il secolo della Controriforma cattolica. Alla profonda crisi di valori e al grande disorientamento morale, il Seicento contrappone le nuove certezze spirituali di una chiesa che finisce, di fatto, per irrigidirsi sui propri principi fondamentali arroccandosi in convinzioni rigide e restrittive, cercando di diffondere una cultura sempre più permeante.
In questi anni di diffusione di massa delle idee controriformiste delle chiesa, è l’arte che diventa il principale strumento per comunicare, assumendo così un ruolo importantissimo all’interno della catechesi. Architetti, pittori e scultori diventano, grazie alle loro opere, l’indispensabile tramite mediante il quale arrivare a toccare con efficacia l’animo dei fedeli.
E’ proprio con l’arte sacra che la chiesa del Seicento si prepone l’ambizioso obiettivo di persuadere eretici e dubbiosi, riconducendoli alla dottrina cattolica. Ma, affinché ciò avvenga occorre che quest’arte non solo sia imponente e spettacolare, ma abbia la capacità di penetrare nelle coscienze, essendo capace di sedurre e commuovere.
I quadri di raffigurazione sacra, avevano anche la funzione di comunicare ai fedeli di tutte le estrazioni sociali dei messaggi religiosi e di coscienza; soprattutto ai fedeli meno abbienti che normalmente erano analfabeti.
E’ bene ricordare che anche le messe non erano di facile comprensione, in quanto erano dette esclusivamente in latino.
L’obiettivo di comunicazione, passa innanzitutto dalla necessità di trovare un punto di accesso nella realtà delle persone, è per questo che diventa necessario il superamento di protagonisti “trasfigurati”, portando in luce realmente l’elemento umano dei protagonisti.
L’arte sacra nel seicento
L’arte sacra del Seicento è, quindi, l’arte dei sentimenti e delle passioni della gente comune, rappresentati come protagonisti nei quadri a tema religioso, dove il pittore cercava di coniugare l’idealismo (fatto di armonia, proporzione, decoro, misura, ecc.) con il realismo (fatto soprattutto di ispirazione e studio della realtà).
Le figure di Cristo, della Madonna, degli apostoli, avevano come modello persone comuni, come quelle che si incontravano allora per le strade: giovani inquieti, belle popolane, vecchi rugosi, poveracci cenciosi. Ma ciò che miracolosamente faceva di quella gente qualsiasi dei protagonisti eccezionali era la luce, l’improvviso bagliore che li evocava da un buio sfondo indeterminato e, come la grazia divina, li chiamava alla ribalta da un oscuro passato senza significato.
La rivoluzione popolare nella pittura sacra
Per capire in maniera approfondita in cosa veramente consista questa rivoluzione “popolare” della pittura basta mettere a confronto due approcci di due pittori che hanno caratterizzato il 500 e il 600 italiano: Raffaello e Caravaggio.
Un pittore rinascimentale come Raffaello quando doveva dipingere una Madonna usava probabilmente una modella, ma l’immagine che ne derivava non era il ritratto della donna in carne e ossa che lui aveva davanti, altrimenti la finzione non sarebbe passata: il quadro doveva raffigurare un’immagine femminile idealizzata (quale noi attribuiamo, per convenzione culturale ma anche per aspettativa psicologica, alla Madonna) e non una figura di una donna reale appartenente ad un tempo ed un luogo relativi.
Questo procedimento di passare dal reale all’ideale lo possiamo chiamare di «trasfigurazione». In questo modo la realtà veniva aggiustata a quelle che sono le «regole dell’arte»: decoro, compostezza, ordine, armonia, eccetera.
L’impatto di Caravaggio nella pittura religiosa
Caravaggio, al contrario, abolì dalla sua pittura qualsiasi «trasfigurazione»: la realtà rappresentata nei suoi quadri appariva nuda e cruda come l’immagine reale che si presentava agli occhi del pittore. I modelli e le modelle erano rappresentati con tale verismo da sembrare quasi foto reali. L’effetto, per il pubblico del tempo, fu quasi sconvolgente: non erano abituati a veder rappresentata la realtà senza filtro.
E’ proprio guardando due importanti opere dell’inizio 600 di Caravaggio come “morte della Madonna”, del 1606 e “San Matteo e l’Angelo” che ci accorgiamo di vedere una donna lontana da modelli idealizzati e irreali cui si era abituati; accanto a Lei, gli apostoli, e la Maddalena, disperata e impotente come lo può essere ogni donna, costretta a subire una perdita. Un San Matteo dai piedi segnati, e le mani gonfie nelle vene. La natura del Santo, è umana. Umane sono le sue caratteristiche, e il suo sguardo, nel vedere l’angelo, è forse anche un po’ stupefatto, se non atterrito.
Entrambi le figure sono segnate da un senso di intensa spiritualità, che sempre caratterizzerà i quadri di artisti di paesi cattolici come l’Italia, la Spagna e la Francia di questo periodo, soprattutto nelle scene di estasi, di martirio o nelle apparizioni miracolose, L’intensità, l’immediatezza, l’individualismo e la cura per il dettaglio, osservati nella resa della trama dell’abito e della fisionomia dei personaggi, ne fanno uno degli stili più coinvolgenti dell’arte occidentale.
E’ importante ricordare infatti che l’influenza caravaggesca non caratterizzò solo i pittori italiani del 600, ma si diffuse in tutto Europa sia direttamente, tramite i soggiorni di artisti stranieri nel nostro paese, sia indirettamente, attraverso le opere di caravaggisti italiani emigrati all’estero.
Quadri antichi di pittura sacra italiana
La scelta naturalistica diventa quindi un elemento comune in tutta l’Europa già a partire dai primi anni del Seicento. Il dare importanza alla realtà così com’è e il giocare abilmente con il colore sugli effetti luce-ombra, connotano gli esordi dei più grandi artisti della prima generazione seicentesca in Spagna, fra cui vanno ricordati i Sivigliani: Diego Velàzquez e Francisco de Zurbaràn.
Quadri antichi di pittura sacra spagnola
Già nelle primissime opere di Diego Velàzquez si respira un forte linguaggio realistico di stampo caravaggesco, caratterizzate da un approfondimento sulla volumetria e sul chiaroscuro, influenzata certamente dalla scultura sivigliana del periodo.
Per tutto il 600 l’improvviso atteggiamento di intolleranza che la Chiesa assunse, condizionò l’arte in maniera molto profonda, anche perché non dobbiamo dimenticare che all’epoca gli artisti erano ancora al servizio delle classi dominanti (Chiesa e aristocrazia) e non si sognavano minimamente di svolgere un ruolo da intellettuali controcorrente.
Gli artisti si adeguarono prontamente a questo nuovo clima: non più immagini che potevano inneggiare alla gioia e alla felicità, ma immagini che suscitavano necessità di pentimento e di sacrificio. Il martirio dei santi divenne uno dei temi più ricorrenti fino a tutto il Seicento, quasi a testimoniare una nuova visione della religione basata soprattutto sul dolore e sulla mortificazione.
In un certo senso, in questa atmosfera buia, anche i colori si scurirono: sono sempre più gli artisti che, sulla scia di Caravaggio, affondano le loro immagini in una cornice di oscurità avvolgente.
Questo clima controriformistico di fatto perdurò per tutto il XVII secolo, cominciando a diradarsi agli inizi del Settecento per scomparire definitivamente nel corso del secolo, soprattutto con l’avvento dell’Illuminismo.
Quadri antichi di pittura sacra francese
Conclusioni
Fonti:
- Storia della Pittura
- Storia dell’arte sacra – definizione
- Historie de l’art religieux