22 Maggio 2016
MERCANTE IN FIERA, LA MOSTRA D'ANTIQUARIATO A PARMA
Ogni anno a Parma si svolge un evento che richiama collezionisti e appassionati di antichità, modernariato e vintage: Mercante in Fiera, una delle più grandi mostre internazionali di antiquariato e collezionismo.
La fiera di Parma è una vera e propria cittadina dell’antiquariato, dove si incontrano oltre mille espositori provenienti da tutta l’Europa in due grandi appuntamenti fissi: l’edizione primaverile (svoltasi dal 27 febbraio al 6 marzo) e quella autunnale (che si svolgerà nei giorni 1-9 ottobre). Gli espositori esibiscono i propri tesori di antiquariato, modernariato e collezionismo ad un pubblico di collezionisti, visitatori professionali e appassionati di oggetti che conservano la memoria di tempi lontani. Si può curiosare tra migliaia di stili diversi e pezzi rari, scoprire nuove tendenze del mercato e insolite filiere del collezionismo.
È un evento unico, tra i più importanti del settore su scala europea, che attira ogni anno più di 50.000 visitatori da tutta Italia, ed è arricchita da eventi e mostre collaterali di design, arte contemporanea e fotografia.
Mercante in fiera, piazza internazionale di antiquariato e arte
Mercante in Fiera è nata nel 1982 da un’idea di Stefano Spagnoli e contava 100 espositori nella prima edizione; nel 2016 la quota è salita a 1000. Ogni anno giungono numerosi i visitatori: commercianti, collezionisti, designer, arredatori l’hanno resa una delle principali piazze internazionali dell’antiquariato, modernariato, vintage e design.
In 35 anni l’esposizione ha cambiato volto e ha ampliato le aree dedicate al modernariato e soprattutto al vintage, per via dell’interesse crescente manifestato dal pubblico, che nell’edizione di marzo ha raggiunto il record di presenze, grazie anche ad un format sempre più vincente ed attrattivo.
I padiglioni dedicati all’antiquariato sono tre, di cui uno espone oggetti vintage e preziose rarità, e coprono un’area totale di 60 mq.
Facendo un giro tra i moltissimi stand ci si imbatte in manufatti particolari e carichi di storia, capaci ancora di raccontare il tempo che fu, e di far rivivere l’atmosfera del passato a chi li scopre e decide di dare loro una nuova vita. Arredi, porcellane, troumeaux, ebanisteria settecentesca, gioielli, ma anche ricami, borse chic, cappelli, bauli, vecchi giocattoli, giradischi… qui troviamo oggetti provenienti da tutto il mondo, e che ne narrano la storia: gli espositori provengono infatti da Stati Uniti, Argentina, Russia, Turchia, Francia, Germania, Norvegia, Danimarca.
Ma non si parla solo di antichità: all’esposizione sono affiancate mostre collaterali di grande prestigio.
In concomitanza con Mercante in Fiera infatti a Parma si svolgerà anche Mercante in Auto, la fiera per gli appassionati di auto e moto d’epoca, nei giorni 8 e 9 ottobre.
Inoltre avrà luogo l’Art Parma Fair: un’esposizione di arte moderna e contemporanea che si rivelerà incredibilmente affascinante per i collezionisti d’arte ma anche per i semplici curiosi, dato che presenterà le opere di autori importanti tra cui Damien Hirst, Christo, Piero Manzoni, Mario Schifano, Arnulf Rainer, Alighiero Boetti, Andy Warhol. L’appuntamento è nei giorni 1-2 e 7-8-9 ottobre, presso il quartiere fieristico parmense.
Le mostre collaterali dell’Art Parma Fair
L’edizione della scorsa primavera è riuscita a coniugare passato e modernità, indagando i diversi linguaggi espressivi. L’apertura a nuovi linguaggi è volta a riposizionare Mercante in Fiera sulle scene internazionali, valorizzando contenuti di antichità e modernità.
In programma c’era la mostra fotografica “Sole o accompagnate? L’opera fotografica come opera singola e come serie”, in cui la statunitense Nan Goldin ha avuto un ruolo da protagonista, con i suoi scatti che fanno luce sulla parte trasgressiva e nascosta della realtà che la circonda. Tra gli altri artisti, anche Ulrich Tillmann, Lynne Lawner, Luigi Veronesi, Franco Fontana, Rita Lintz, Cosimo di Leo Ricatto, Sara Rossi.
Interessante anche la mostra “Mario Sironi: illustrazione, pittura, grande decorazione”, che comprende 90 opere dell’artista e per la prima volta presenta al pubblico la versione restaurata del grande affresco “Il Mito”.
Girovagando per le mostre di Art Parma Fair si possono conoscere i grandi artisti contemporanei, e soprattutto scoprire le opere di personaggi meno noti ma di grande valenza artistica e culturale.
Non mi soffermerò a parlare dei più famosi, voglio invece farvi scoprire due personaggi meno noti ma che più mi hanno colpito in questo excursus nell’arte contemporanea: Antonio Ligabue e Henri Rousseau.
Le visioni incantate di Antonio Ligabue
Antonio Ligabue è un pittore nato nel 1899, e colpisce per l’immediatezza dei suoi dipinti vividi e colorati. Gli scenari preferiti sono paesaggi esotici e scene rurali della campagna padana, protagonisti sono gli animali.
Ligabue ebbe una vita sofferta, ma riuscì a trasformare i suoi incubi in incantate visioni colorate, e a riscattarsi così con la pittura. Figlio di padre ignoto, all’età di due anni venne affidato ad una famiglia svizzera, ma fu da questa denunciato varie volte a causa del suo strano comportamento e delle sue mille ossessioni; nel 1917 fu ricoverato in un ospedale psichiatrico dopo una violenta crisi nervosa. Due anni dopo fu espulso dalla Svizzera e condotto a vivere a Gualtieri, il paese d’origine di Bonfiglio Laccabue che aveva sposato la madre diventando suo patrigno; qui trovò un lavoro e cominciò a dipingere, girovagando senza meta sulle rive del fiume Po. Nel 1928 conobbe Renato Mario Mazzacurati che comprese la profondità della sua arte genuina e gli insegnò l’uso dei colori ad olio. Negli anni successivi venne internato in manicomio, ma non smise mai di dipingere. Nel 1948 dopo l’ultima dimissione cominciò ad avere fortuna: diventa noto, l’attività pittorica vede un netto miglioramento. Vince premi, vende quadri, ha molti amici, si girano documentari su di lui. Ligabue acquistò un certo prestigio sociale, ma non smise mai di essere un personaggio strano, misterioso e inquietante. Dalle sue opere emerge una genialità artistica capace di immaginare paesaggi esotici che non aveva mai visto, animali selvatici carichi di energia e attinti da una memoria visiva incredibile. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell’atto di aggredire una gazzella, leopardi assaliti da serpenti, cani in ferma e galli in lotta: Ligabue amava gli animali più degli uomini, li sentiva come compagni. Le sue opere sono forti e ingenue allo stesso tempo, cariche di significati: parlano di paura, nostalgia, violenza ancestrale; sentimenti puri tradotti in pittura grazie ad un’immaginazione prodigiosa.
La pittura primitiva di Henri Rousseau
Si può annoverare tra i pittori cosiddetti “primitivi” anche Henri Rousseau, che visse nella seconda metà dell’Ottocento.
La pittura primitiva è uno stile privo di regole, caratterizzato da colori vivaci, disegno volutamente piatto e soggetti fantasiosi.
Rousseau fu un pittore autodidatta, nato nel 1844; cominciò a dipingere dopo i trent’anni, come passatempo per vincere la noia dei tempi morti del suo lavoro agli uffici daziari di Parigi.
Solo nel 1885 Rousseau decise di diventare un pittore professionista; affittò un atelier e ottenne il permesso di entrare al Louvre per copiare le opere. Partecipò a varie edizioni del Salon des Indépendants, fondato da Georges Seraut per dare voce agli artisti non considerati in linea con i gusti dell’epoca; ma non ebbe mai successo.
Conquistò l’ammirazione di artisti contemporanei come Toulouse-Lautrec e Paul Gauguin, ma non ebbe mai il favore della critica, che gli impuntava la mancanza di una regolare istruzione artistica e lo considerava un pittore di poco talento. Chiese la pensione anticipata per dedicarsi esclusivamente alla pittura, e fu in quel periodo che la sua attività pittorica si intensificò: dopo un primo periodo in cui raffigurava ritratti e vedute di Parigi, negli anni ’90 passò a scenari fantastici di paesaggi tropicali, giungle rigogliose e scene irreali popolate da animali selvatici. Nel 1905 espose al Salon d’Automne con una serie di lavori ambientati nei parchi parigini. Suscitò l’ammirazione dei giovani esponenti dell’avanguardia parigina – Picasso, Gaugain, Apollinaire – che gli dettero risonanza internazionale.
Rousseau fu apprezzato proprio per la sua capacità di superare le regole accademiche tradizionali: il suo stile, inizialmente incurante delle proporzioni e della fedeltà al reale, col tempo evolve e diventa più attento alla prospettiva, alle proporzioni e alla distribuzione della luce. Le opere di Rousseau sono fantasiose e ricche di dettagli talvolta irrealistici, volutamente bidimensionali ma in grado di trasformare i personaggi in simboli che annullano le barriere del tempo e dello spazio.